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DTT. Confermata da RAI indiscrezione NL: conversione mux B slitta a settembre 2024. O gennaio 2025. Ammesso che la sperimentazione si faccia

Fonte: www.newslinet.com/dtt-confermata-da-rai-indiscrezione-nl-conversione-mux-b-slitta-a-settembre-2024-o-gennaio-2025-ammesso-che-la-sperimentazione-si-faccia
 

L’indiscrezione di NL di qualche settimana fa a riguardo del notevole spostamento in là nel tempo della conversione del mux B in T2 è stata confermata da RAI: se ne riparla a settembre 2024.
“Confermo il passaggio di un MUX Rai al DVB-T2 a settembre“, ha dichiarato infatti il 26 gennaio a Bologna, a margine di un evento al Corecom, Stefano Ciccotti, direttore tecnico di RAI.
Data sulla quale, però, secondo alcuni dei presenti, non sembra esserci convinzione assoluta.
Del resto, già nel nostro spoiler sulla decisione RAI avevamo prospettato l’ipotesi che si andasse direttamente a gennaio 2025.
Anche se il vero problema non è nemmeno questo, visto che una sperimentazione di pochi mesi prima del passaggio integrale del sistema al T2 non avrebbe più senso. Cosicché…

 

La sfera di cristallo

Non ci voleva la sfera di cristallo: dopo il naufragio dell’idea di impiegare transitoriamente l’inassegnata rete nazionale n. 12, era apparso decisamente improbabile che RAI convertisse come da informale programma il mux B al T2 dal 10/01/2024.
Così si era parlato prima di uno spostamento a marzo 2024, poi a giugno ed infine a settembre.
Ma questo, vedrete, non sarà l’ultimo: probabilmente se ne riparlerà a gennaio 2025. O forse non se ne parlerà affatto.

 

Sintesi

Qualche settimana fa, alcune fonti riservate interpellate da NL avevano riferito che, a prescindere dalle previsioni del nuovo contratto di servizio RAI-MIMIT, la conversione in DVB-T2 del mux B sarebbe slittata ulteriormente. Specificamente collocandosi a settembre 2024.
E qualche giorno fa RAI lo ha confermato direttamente.

 

L’obbligo di avvio delle trasmissioni T2

Il nuovo contratto di servizio tra RAI e Ministero delle imprese e del made in Italy (2023-2028), prossimo alla pubblicazione in GU dopo alcuni passaggi tecnici formali, recependo prescrizioni precedenti, avrebbe dovuto imporre che da gennaio 2024 (dal 10 gennaio, per la precisione) uno dei mux della concessionaria pubblica (presumibilmente il mux B) fosse convertito da DVB-T  in DVB-T2.

 

Slittamento a settembre 2024

Tuttavia, stante l’esigenza di conciliare la continuità di ricezione dei contenuti da parte della popolazione con quella di attuare il processo di adeguamento tecnologico, la decorrenza della conversione sarà posticipata di diversi mesi dopo l’entrata in vigore del contratto RAI–Ministero (a prescindere dalle previsioni dello stesso), collocandosi a settembre 2024.

 

Rischio audience sportiva

Troppo alto, infatti, il rischio di incidere sugli eventi sportivi degli Europei di calcio (14 giugno/14 luglio) e delle Olimpiadi 2024 (26 luglio/11 agosto).

 

Sistema studiato per T2 attivo in T1 da 3 anni

Ricordiamo che la conversione del mux è finalizzata a favorire la migrazione del sistema post refarming della banda 700 MHz, studiato per il T2 ma operativo, coi limiti del caso, sia di diffusione che di capacità trasmissiva, in T1.

 

T2 non significa necessariamente HEVC

La conversione in T2, è bene precisarlo, non necessariamente comporta l’adozione dello standard HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding, standard di compressione video approvato nel 2013, erede dell’H264/MPEG-4 AVC), per il quale non ci sono obblighi temporali di adozione.

 

I penalizzati

Tuttavia, da subito è stato valutato che convertire un intero mux in T2 (non si può operare sui singoli contenuti) comporterà l’irricevibilità dei canali trasportati a quell’utenza priva di tv/decoder adeguati al relativo standard (sono T2 ready i tv venduti dal 2017 in poi), penalizzando così una quota rilevante di pubblico (8,4 mln di famiglie, secondi i dati Auditel-Censis), con discriminazioni per quest’ultimo e per la RAI stessa.

 

Aiuto ai concorrenti

La quale subirebbe un calo d’ascolto dei contenuti veicolati sul multiplexer convertito (da T1 a T2) a vantaggio dei concorrenti privati (Mediaset in primis).

 

Nessuna proroga alla sperimentazione

Posticipare la sperimentazione, però, non si potrebbe, considerato che la fase transitoria avviata col refarming dovrebbe comunque concludersi entro il 2025 (quando l’intero sistema dovrà migrare in T2). Di qui l’ipotesi di spostarsi progressivamente nel corso del 2024.

 

La risorsa inutilizzata

Per conciliare l’esigenza, si era prima pensato di sfruttare una risorsa inutilizzata: quella della 12^ rete nazionale, da quasi due anni nel cassetto e sulla cui destinazione finale (radio o tv) si discute da tempo, con tanto di provvedimenti interlocutori di Agcom.

 

La 12^ rete nazionale

Con la Delibera n. 25/23/CONS del 08/02/2023, Agcom, all’esito della consultazione pubblica indetta con la delibera n. 366/22/CONS, aveva infatti definito la nuova procedura per l’assegnazione del diritto d’uso delle frequenze pianificate per la 12^ rete del servizio di radiodiffusione digitale terrestre, secondo quanto previsto all’art. 10, comma 4, della delibera n. 65/22/CONS.

 

Il merito della Delibera n. 25/23/CONS

Il provvedimento stabiliva la procedura per il rilascio del diritto d’uso delle frequenze televisive per la 12^ rete nazionale del PNAF, rimasto inassegnato al termine delle precedenti procedure di cui alle delibere n. 129/19/CONS e n. 65/22/CONS. Al momento della pubblicazione del provvedimento cessava quindi la possibilità di applicazione dell’art. 2, comma 2, lett. b), della delibera n. 129/19/CONS.

 

Nessun accordo tra Retecapri ed Europa 7

Sul punto, ricordiamo che gli operatori di rete nazionali Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino (nota come Retecapri) ed Europa Way (conosciuta come Europa 7), cui in occasione del refarming della banda 700 MHz sarebbe spettato mezzo mux a testa, nonostante diversi tentativi, non avevano infatti concluso un accordo per la gestione condivisa della 12^ rete  in ambito nazionale.

 

L’invito formale del Ministero

Conseguentemente, l’allora Mise, in data 20/05/2022, aveva inviato ai due player una lettera di invito a presentare un’offerta per l’assegnazione dell’unico diritto d’uso delle frequenze pianificate per la suddetta rete.

 

Niente di fatto

Appello, tuttavia, che non aveva condotto ad una definizione consensuale della procedura, con la conseguente presa d’atto di Agcom.

 

Assegnazione diritto d’uso 12^ rete nazionale

La quale aveva pertanto adottato un provvedimento che prevedeva che il diritto d’uso, utilizzabile esclusivamente per l’offerta dei servizi previsti con le frequenze pianificate dal PNAF, fosse assegnato mediante procedura comparativa onerosa senza rilanci competitivi. Una procedura cui avrebbero avuto titolo a partecipare tutti i soggetti interessati, anche nuovi entranti nel mercato dell’offerta di capacità trasmissiva su reti digitali terrestri, in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara, ad eccezione dei soggetti con divieto di partecipazione.

 

Novità per la 12^ rete

Fatto sta che, successivamente, non si erano registrati altri provvedimenti sul tema (qui per consultare la delibera n. 25/23/CONS). Di qui era nata l’idea di sfruttare transitoriamente la rete per la sperimentazione.

 

Attribuzione transitoria

Ovviamente RAI non pretendeva un’attribuzione definitiva della risorsa frequenziale della 12^ rete nazionale, considerato che ciò non sarebbe stato possibile per vincoli sul numero di reti, ma uno sfruttamento temporaneo, nelle more della decisione finale sul suo impiego, così salvando capra (mux B) e cavoli (obbligo di sperimentazione).

 

I malumori

Tuttavia, dopo la pubblicazione di questa ipotesi, molte sarebbero state le contestazioni a riguardo di una disparità di trattamento che si sarebbe verificata, considerato che le risorse della rete 12 erano già state richieste in precedenza per la soluzione di problemi di coordinamento delle frequenze assentite col refarming o per la radio digitale (DAB+). Con conseguente archiviazione della possibilità e ripristino dell’obbligo di conversione di un mux esistente.

 

Settembre 2024, anzi gennaio 2025, già che ci siamo

Ma non subito. Probabilmente a settembre 2024. Anzi, non prima di settembre 2024. Cioè a gennaio 2025.

 

Testa di ponte

Ma, come dicevamo in apertura, il problema non è tanto questo, quanto il fatto che RAI dovrebbe essere la testa di ponte della conversione integrale del sistema televisivo digitale terrestre al T2, che, come scritto, dovrebbe concludersi nel 2025.

 

Cui prodest?

Ma se, concretamente, RAI non convertirà il mux B da destinare alla sperimentazione prima del settembre 2024 e probabilmente lo farà a gennaio 2025, che senso avrebbe una sperimentazione di pochi mesi? Tanto varrebbe, a questo punto, switchare l’intero comparto tutto insieme.

 

Switch-off. Definitivo

Oppure, come dice qualcuno a denti stretti, non farlo affatto, visto che le smart tv effettivamente connesse in Italia sono ormai oltre 21 milioni e conseguentemente il DTT, T1 o T2 che sia, perde sempre più interesse.

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Radio. DAB, MIMIT pubblica avviso per assegnazione diritti d’uso reti nazionali 1 e 3. Avvio alla procedura competitiva tra due soggetti

Fonte: www.newslinet.com/radio-dab-mimit-pubblica-avviso-per-assegnazione-diritti-duso-reti-nazionali-1-e-3-avvio-alla-procedura-competitiva-tra-due-soggetti
 

Dopo la manifestazione d’interesse, s’avvia la procedura che condurrà al beauty contest per l’assegnazione dei diritti d’uso DAB per le reti nazionali 1 e 3 tra i due contendenti che non hanno trovato un accordo preventivo.
Avviso pubblico pubblicato dal MIMIT il 25/01/2024. Domanda di partecipazione entro il 08/03/2024.

 

Sintesi

Con avviso pubblico del 25/01/2024, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha indetto la procedura volta all’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze in banda VHF-III pianificate per le reti nazionali 1 e 3 per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+, ai sensi della delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 286/22/CONS “Piano nazionale provvisorio di assegnazione delle frequenze in banda VHF-III per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+ (PNAF-DAB)”.

 

Partecipazione alla procedura per l’assegnazione delle reti nazionali 1 e 3

La domanda di partecipazione, redatta secondo il modello fornito, deve essere trasmessa tramite posta elettronica certificata all’indirizzo: proceduradabnazionale@pec.mimit.gov.it entro il termine perentorio delle ore 23.59 del giorno 08/03/2024. La domanda può essere, alternativamente, trasmessa a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno o a mano, da inviare alla Direzione Generale per il Digitale e le Telecomunicazioni – Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione, Viale America 201, 00144 Roma, entro e non oltre le ore 23.59 del giorno 08/03/2024.

 

Chiarimenti e informazioni generali

Eventuali informazioni o chiarimenti sulla procedura potranno essere formulati all’indirizzo pec: proceduradabnazionale@pec.mimit.gov.it entro e non oltre il 12/02/2024. Le risposte alle richieste di chiarimenti saranno rese pubbliche sul sito istituzionale del Ministero entro il 19/02/2024.

 

Allegati

 

Normativa

Delibera n. 286/22/CONS (pdf)
Piano nazionale provvisorio di assegnazione delle frequenze in banda VHF-III per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+ (PNAF-DAB).

 

DAB senza pace

Per comprendere la ratio del nuovo provvedimento facciamo un passo indietro, fino alla procedura di attribuzione dei diritti d’uso nazionali che aveva condotto all’attribuzione delle suddette risorse ai consorzi DAB Italia (rete 2), Eurodab Italia (rete 3) e RAI (rete 1).

 

Eurodab e RAI per le reti nazionali 1 e 3

Procedura finita sotto i riflettori del TAR Lazio a seguito del ricorso introdotto dalla concessionaria pubblica.

 

Attribuzioni dirette…

Si ricorderà, infatti, che la procedura di assegnazione dei diritti d’uso ai consorzi nazionali si era conclusa con attribuzioni dirette, senza beauty contest, in quanto tre erano i titoli e tre i richiedenti.
Alla società consortile Eurodab Italia era quindi stato attribuito il diritto d’uso della rete 3, mentre alla RAI la rete 1 e a DAB Italia la rete 2.

 

… ma non condivise

RAI, tuttavia, aveva contestato l’intero procedimento amministrativo, lamentando il fatto che la sua preferenza era per la rete 3, che quindi avrebbe dovuto essere assegnata dopo una procedura competitiva con Eurodab Italia, che pure l’aveva domandata per prima.

 

Eurodab e RAI: la decisione sulla rete 3

Il TAR Lazio aveva accolto il ricorso di RAI, limitatamente ai provvedimenti di attribuzione della rete 1 e della rete 3 (attuata attraverso il parametro cronologico della presentazione della domanda), mentre non aveva ritenuto ammissibile la richiesta di annullare l’assegnazione della rete 2 (DAB Italia), in quanto non controversa.

 

Le motivazioni

Interessanti le motivazioni dei giudici amministrativi di primo grado con la sentenza pubblicata il 20/07/2023, che formano un precedente importante anche per le procedure relative alle attribuzioni dei diritti d’uso ai consorzi locali, che commentiamo insieme all’avvocato Stefano Cionini di MCL Avvocati Associati, partner esclusivo per l’Area Affari Legali di Consultmedia.

 

Riassunto della vicenda

“Nel merito, il TAR nella sentenza 12281/2023 ha ritenuto che l’argomento di doglianza con il quale era dedotta la violazione dell’art. 50, comma 2, del d.lgs. 8 novembre 2021 n. 208 – che, con specifico riferimento alla assegnazione delle frequenze radiofoniche, prevede che ‘l’assegnazione delle radiofrequenze avviene secondo criteri pubblici, obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati’ – fosse fondato”, spiega l’avvocato.

 

I criteri pubblici

Secondo il TAR, infatti, “il menzionato art. 50, comma 2, nel prevedere, in ossequio alle esigenze di trasparenza e imparzialità, la previa pubblicità dei criteri di assegnazione (“criteri pubblici”), fissa il principio secondo il quale l’attribuzione delle frequenze è subordinata alla predeterminazione ed alla pubblicità, da parte dell’amministrazione procedente, dei criteri (obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati) cui la medesima intenda attenersi ai fini dell’attribuzione delle “radiofrequenze” – e, quindi, delle reti trasmissive – a favore degli operatori del settore.

 

Prima, non dopo

Ne derivava quindi “che, nel caso di specie, a garanzia dei principi di trasparenza e di imparzialità dell’azione amministrativa, l’Amministrazione avrebbe dovuto fissare e rendere noti – in un momento antecedente all’adozione dei provvedimenti di assegnazione – i criteri in base ai quali sarebbe stata effettuata l’associazione delle tre reti pianificate dall’Autorità”.

 

Il difetto del Ministero

“Viceversa – spiega il TAR nella sentenza esaminata –  il Ministero resistente è venuto meno a tale obbligo, posto che il criterio seguito ai fini dell’assegnazione delle reti in questione è stato esplicitato solo in occasione dell’emanazione del secondo provvedimento di assegnazione, nella cui parte motiva il Ministero ha chiarito, per la prima volta, di avere utilizzato il “criterio oggettivo della priorità temporale della domanda presentata dall’operatore di rete”.

 

Eurodab e RAI: l’attribuzione della rete 3

Né poteva “ritenersi che il menzionato art. 50, comma 2, si limiti a prevedere l’indicazione ex post del criterio seguito, come sostenuto dalla controinteressata Eurodab (“l’art.50, comma 2, del D.Lgs.n.208/2021, a ben vedere, non prescrive un obbligo di predeterminazione dei criteri, bensì stabilisce unicamente l’obbligo per l’amministrazione di disporre l’assegnazione delle reti evidenziando i criteri utilizzati nella scelta e questi devono risultare come obiettivi, trasparenti e non discriminatori. Ebbene, questa individuazione di criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori emerge chiaramente dalla motivazione del provvedimento impugnato”).

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DTT. T2: conversione mux B RAI a settembre 2024. Paura per Europei e Olimpiadi. Ecco le indiscrezioni su slittamenti che erano già nell’aria

Fonte: www.newslinet.com/dtt-t2-conversione-mux-b-rai-a-settembre-2024-paura-per-europei-e-olimpiadi-ecco-le-indiscrezioni-su-slittamenti-che-erano-gia-nellaria
 

Rumors: non solo l’obbligo di sperimentazione del DVB-T2 da parte di RAI non si farà sulle rete nazionale n. 12 (non assegnata), ma nemmeno la conversione del mux B avrà luogo, come si era detto qualche settimana fa, da marzo 2024 (in ritardo di 3 mesi rispetto alle previsioni iniziali).
Si parla infatti di una congrua posticipazione, a settembre 2024, come del resto avevamo supposto su queste pagine quando parlavamo di fine anno.

 

Sintesi

Secondo alcune fonti riservate interpellate da NL, a prescindere dalle previsioni del nuovo contratto di servizio RAI-MIMIT, la conversione in DVB-T2 del mux B potrebbe slittare ulteriormente. Specificamente collocandosi a settembre 2024.

 

L’obbligo di avvio delle trasmissioni T2

Il nuovo contratto di servizio tra RAI e Ministero delle imprese e del made in Italy (2023-2028), prossimo alla pubblicazione in GU dopo alcuni passaggi tecnici formali, recependo prescrizioni precedenti, avrebbe dovuto imporre che da gennaio 2024 (dal 10 gennaio, per la precisione) uno dei mux della concessionaria pubblica fosse convertito da DVB-T (presumibilmente il mux B) in DVB-T2.

 

Slittamento a settembre 2024

Tuttavia, stante l’esigenza di conciliare la continuità di ricezione dei contenuti da parte della popolazione con quelle di attuare il processo di adeguamento tecnologico, la decorrenza della conversione dovrebbe slittare a diversi mesi dopo l’entrata in vigore del contratto RAI–Ministero (a prescindere dalle previsioni dello stesso), collocandosi a settembre 2024.

 

Rischio audience sportiva

Troppo alto il rischio di incidere sugli eventi sportivi degli Europei di calcio (14 giugno/14 luglio) e delle Olimpiadi 2024 (26 luglio/11 agosto).

 

Sistema studiato per T2 attivo in T1 da 3 anni

Ricordiamo che la conversione del mux è finalizzata a favorire la migrazione del sistema post refarming della banda 700 MHz, studiato per il T2 ma operativo, coi limiti del caso, sia quanto a disponibilità di capacità trasmissiva che diffusivi, in T1.

 

T2 non significa necessariamente HEVC

La conversione in T2, è bene precisarlo, non necessariamente comporta l’adozione dello standard HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding, standard di compressione video approvato nel 2013, erede dell’H264/MPEG-4 AVC), per il quale, viceversa, non ci sono obblighi temporali di adozione.

 

I penalizzati

Tuttavia, da subito è stato valutato che convertire un intero mux in T2 (non si può operare sui singoli contenuti) comporterà l’irricevibilità dei canali trasportati a quell’utenza priva di tv/decoder adeguati al relativo standard (sono T2 ready i tv venduti dal 2017 in poi), così penalizzando una quota rilevante di pubblico (8,4 mln di famiglie, secondi i dati Auditel-Censis), con discriminazioni per quest’ultimo e per la RAI stessa, che subirebbe un calo d’ascolto sui FSMA veicolati sul multiplexer convertito (da T1 a T2) a vantaggio dei concorrenti privati (Mediaset in primis).

 

Nessuna proroga alla sperimentazione

Posticipare la sperimentazione, però, non si potrebbe, considerato che la fase transitoria avviata col refarming dovrebbe comunque concludersi auspicabilmente entro il 2025 (quando l’intero sistema dovrà migrare in T2).

 

La risorsa inutilizzata

Per conciliare l’esigenza, si era quindi pensato di sfruttare una risorsa inutilizzata: quella della 12^ rete nazionale, da quasi due anni nel cassetto e sulla cui destinazione finale (radio o tv) si discute da tempo, con tanto di provvedimenti interlocutori di Agcom.

 

La 12^ rete nazionale

Con la Delibera n. 25/23/CONS del 08/02/2023, Agcom, all’esito della consultazione pubblica indetta con la delibera n. 366/22/CONS, aveva infatti definito la nuova procedura per l’assegnazione del diritto d’uso delle frequenze pianificate per la 12^ rete del servizio di radiodiffusione digitale terrestre, secondo quanto previsto all’art. 10, comma 4, della delibera n. 65/22/CONS.

 

Il merito della Delibera n. 25/23/CONS

Il provvedimento stabiliva la procedura per il rilascio del diritto d’uso delle frequenze televisive per la 12^ rete nazionale del PNAF, rimasto inassegnato al termine delle precedenti procedure di cui alle delibere n. 129/19/CONS e n. 65/22/CONS.

 

Big Ben ha detto stop

Al momento della pubblicazione del provvedimento cessava quindi la possibilità di applicazione dell’art. 2, comma 2, lett. b), della delibera n. 129/19/CONS.

 

Nessun accordo tra Retecapri ed Europa 7

Sul punto, ricordiamo che gli operatori di rete nazionali Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino (nota come Retecapri) ed Europa Way (conosciuta come Europa 7), cui in occasione del refarming della banda 700 MHz sarebbe spettato mezzo mux a testa (con un diritto d’uso specifico in capo ad una ed uno generico per lo sfruttamento del 50% della capacità all’altra), nonostante diversi tentativi, non avevano infatti concluso un accordo per la gestione condivisa della 12^ rete  in ambito nazionale.

 

L’invito formale del Ministero

Conseguentemente, l’allora Mise, in data 20/05/2022, aveva inviato ai due player una lettera di invito a presentare un’offerta per l’assegnazione dell’unico diritto d’uso delle frequenze pianificate per la suddetta rete.

 

Niente di fatto

Appello, tuttavia, che non aveva condotto ad una definizione consensuale della procedura, con la conseguente presa d’atto di Agcom.

 

Assegnazione diritto d’uso 12^ rete nazionale

La quale aveva pertanto adottato un provvedimento che prevedeva che il diritto d’uso, utilizzabile esclusivamente per l’offerta dei servizi previsti con le frequenze pianificate dal PNAF fosse assegnato mediante procedura comparativa onerosa senza rilanci competitivi.

 

Apertura ai nuovi entranti

Una procedura cui avrebbero avuto titolo a partecipare tutti i soggetti interessati, anche nuovi entranti nel mercato dell’offerta di capacità trasmissiva su reti digitali terrestri, in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara, ad eccezione dei soggetti con divieto di partecipazione.

 

Apertura a consorzi

La delibera stabiliva altresì la partecipazione di società consortili di cui all’art. 2602 del Codice civile, a condizione che assumessero, a pena di esclusione e revoca, anche successivamente all’aggiudicazione e comunque prima del rilascio dei diritti d’uso, la forma di società di capitali secondo quanto stabilito dall’art. 2615-ter del codice civile (oltre ovviamente a rispettare gli ulteriori requisiti previsti).

 

Novità per la 12^ rete

Fatto sta che, successivamente, non si erano registrati altri provvedimenti sul tema (qui per consultare la delibera n. 25/23/CONS). Di qui era nata l’idea di sfruttare transitoriamente la rete per la sperimentazione.

 

Attribuzione transitoria

Ovviamente RAI non pretendeva un’attribuzione definitiva della risorsa frequenziale della 12^ rete nazionale, considerato che ciò non sarebbe stato possibile per vincoli sul numero di reti, ma uno sfruttamento temporaneo, nelle more della decisione finale sul suo impiego, così salvando capra (mux B) e cavoli (obbligo di sperimentazione).

 

I malumori

A quanto pare, tuttavia, dopo la pubblicazione di questa ipotesi molte sarebbero state le contestazioni a riguardo di una disparità di trattamento che si sarebbe verificata, considerato che le risorse della rete 12 erano già state richieste in precedenza per la soluzione di problemi di coordinamento delle frequenze assentite col refarming o per la radio digitale (DAB+). Con conseguente archiviazione della possibilità e ripristino dell’obbligo di conversione di un mux esistente.

 

Settembre 2024. Ma non è nemmeno detto…

Ma non subito. Probabilmente a settembre 2024. Anche se la vicinanza con fine anno non dipone per la tempestività, sicché…

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DTT. RAI, conversione mux B: a marzo 2024. Rete nazionale n. 12 nel cassetto: troppo pericoloso un precedente di attribuzione transitoria

Fonte: www.newslinet.com/dtt-rai-conversione-mux-b-a-marzo-2024-rete-nazionale-n-12-nel-cassetto-troppo-pericoloso-un-precedente-di-attribuzione-transitoria
 

Rumors: l’obbligo di sperimentazione del DVB-T2 da parte di RAI non si farà sulle rete nazionale n. 12 (non assegnata): troppo pericoloso il precedente di un’autorizzazione temporanea.
La conversione del mux B della RAI potrebbe slittare da gennaio a marzo 2024.

 

Sintesi

Secondo alcune indiscrezioni, l’ipotesi di attribuire transitoriamente le risorse frequenziali della rete nazionale n. 12 (non assegnata nonostante i ripetuti tentativi) alla RAI per la sperimentazione del DVB-T2 senza convertire il mux B privando gli utenti non in possesso di tv/decoder aggiornati alla tecnologia di riceverne i contenuti, sarebbe tramontata.
Farlo, infatti, esporrebbe Agcom e Ministero delle imprese e del made in Italy a contestazioni, considerato che analoghe richieste di sfruttamento delle risorse scarse disponibili da parte di operatori di rete erano state in precedenza bocciate.
Allo stesso tempo, secondo i rumors raccolti da NL, potrebbe avere luogo uno slittamento del termine del 10 gennaio 2024 previsto per la conversione del mux B fino alla primavera dell’anno prossimo.

 

L’obbligo di avvio delle trasmissioni T2

Il nuovo contratto di servizio alla firma tra RAI e Ministero delle imprese e del made in Italy (2023-2028), recependo prescrizioni precedenti, avrebbe dovuto imporre che da gennaio 2024 (dal 10 gennaio, per la precisione) uno dei mux della concessionaria pubblica fosse convertito da DVB-T (presumibilmente il mux B) in DVB-T2.

 

Slittamento

Tuttavia, secondo indiscrezioni, stante l’esigenza di conciliare la continuità di ricezione dei contenuti da parte della popolazione con quelle di attuare il processo di adeguamento tecnologico, la decorrenza della conversione potrebbe avere luogo non dal 10 gennaio, ma tre mesi dopo l’entrata in vigore del contratto RAI–Ministero.

 

Sistema studiato per T2 attivo in T1 da 3 anni

Ricordiamo che la conversione del mux è finalizzata a favorire la migrazione del sistema post refarming della banda 700 MHz, studiato per il T2 ma operativo, coi limiti del caso, sia quanto a disponibilità di capacità trasmissiva che diffusivi, in T1.

 

T2 non significa necessariamente HEVC

La conversione in T2, è bene precisarlo, non necessariamente comporta l’adozione dello standard HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding, standard di compressione video approvato nel 2013, erede dell’H264/MPEG-4 AVC), per il quale, viceversa, non ci sono obblighi temporali di adozione.

 

I penalizzati

Tuttavia, da subito è stato valutato che convertire un intero mux in T2 (non si può operare sui singoli contenuti) comporterà l’irricevibilità dei canali trasportati a quell’utenza priva di tv/decoder adeguati al relativo standard (sono T2 ready i tv venduti dal 2017 in poi), così penalizzando una quota rilevante di pubblico (8,4 mln di famiglie, secondi i dati Auditel-Censis), con discriminazioni per quest’ultimo e per la RAI stessa, che subirebbe un calo d’ascolto sui FSMA veicolati sul multiplexer convertito (da T1 a T2) a vantaggio dei concorrenti privati (Mediaset in primis).

 

Nessuna proroga alla sperimentazione

Posticipare la sperimentazione, però, non si potrebbe, considerato che la fase transitoria avviata col refarming dovrebbe comunque concludersi auspicabilmente entro il 2025 (quando l’intero sistema dovrà migrare in T2).

 

La risorsa inutilizzata

Per conciliare l’esigenza, si era quindi pensato di sfruttare una risorsa inutilizzata: quella della 12^ rete nazionale, da quasi due anni nel cassetto e sulla cui destinazione finale (radio o tv) si discute da tempo, con tanto di provvedimenti interlocutori di Agcom.

 

La 12^ rete nazionale

Con la Delibera n. 25/23/CONS del 08/02/2023, Agcom, all’esito della consultazione pubblica indetta con la delibera n. 366/22/CONS, aveva infatti definito la nuova procedura per l’assegnazione del diritto d’uso delle frequenze pianificate per la 12^ rete del servizio di radiodiffusione digitale terrestre , secondo quanto previsto all’art. 10, comma 4, della delibera n. 65/22/CONS.

 

Il merito della Delibera n. 25/23/CONS

Il provvedimento stabiliva la procedura per il rilascio del diritto d’uso delle frequenze televisive per la 12^ rete nazionale del PNAF, rimasto inassegnato al termine delle precedenti procedure di cui alle delibere n. 129/19/CONS e n. 65/22/CONS.

 

Big Ben ha detto stop

Al momento della pubblicazione del provvedimento cessava quindi la possibilità di applicazione dell’art. 2, comma 2, lett. b), della delibera n. 129/19/CONS.

 

Nessun accordo tra Retecapri ed Europa 7

Sul punto, ricordiamo che gli operatori di rete nazionali Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino (nota come Retecapri) ed Europa Way (conosciuta come Europa 7), cui in occasione del refarming della banda 700 MHz sarebbe spettato mezzo mux a testa (con un diritto d’uso specifico in capo ad una ed uno generico per lo sfruttamento del 50% della capacità all’altra), nonostante diversi tentativi, non avevano infatti concluso un accordo per la gestione condivisa della 12^ rete  in ambito nazionale.

 

L’invito formale del Ministero

Conseguentemente, l’allora Mise, in data 20/05/2022, aveva inviato ai due player una lettera di invito a presentare un’offerta per l’assegnazione dell’unico diritto d’uso delle frequenze pianificate per la suddetta rete.

 

Niente di fatto

Appello, tuttavia, che non aveva condotto ad una definizione consensuale della procedura, con la conseguente presa d’atto di Agcom.

 

Assegnazione diritto d’uso 12^ rete nazionale

La quale aveva pertanto adottato un provvedimento che prevedeva che il diritto d’uso, utilizzabile esclusivamente per l’offerta dei servizi previsti con le frequenze pianificate dal PNAF fosse assegnato mediante procedura comparativa onerosa senza rilanci competitivi.

 

Apertura ai nuovi entranti

Una procedura cui avrebbero avuto titolo a partecipare tutti i soggetti interessati, anche nuovi entranti nel mercato dell’offerta di capacità trasmissiva su reti digitali terrestri, in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara, ad eccezione dei soggetti con divieto di partecipazione.

 

Apertura a consorzi

La delibera stabiliva altresì la partecipazione di società consortili di cui all’art. 2602 del Codice civile, a condizione che assumessero, a pena di esclusione e revoca, anche successivamente all’aggiudicazione e comunque prima del rilascio dei diritti d’uso, la forma di società di capitali secondo quanto stabilito dall’art. 2615-ter del codice civile (oltre ovviamente a rispettare gli ulteriori requisiti previsti).

 

Novità per la 12^ rete

Fatto sta che, successivamente, non si erano registrati altri provvedimenti sul tema (qui per consultare la delibera n. 25/23/CONS). Di qui era nata l’idea di sfruttare transitoriamente la rete per la sperimentazione.

 

Attribuzione transitoria

Ovviamente RAI non pretendeva un’attribuzione definitiva della risorsa frequenziale della 12^ rete nazionale, considerato che ciò non sarebbe stato possibile per vincoli sul numero di reti, ma uno sfruttamento temporaneo, nelle more della decisione finale sul suo impiego, così salvando capra (mux B) e cavoli (obbligo di sperimentazione).

 

I malumori

A quanto pare, tuttavia, dopo la pubblicazione di questa ipotesi molte sarebbero state le contestazioni a riguardo di una disparità di trattamento che si sarebbe verificata, considerato che le risorse della rete 12 erano già state richieste in precedenza per la soluzione di problemi di coordinamento delle frequenze assentite col refarming o per la radio digitale (DAB+). Con conseguente archiviazione della possibilità e ripristino dell’obbligo di conversione di un mux esistente. Ma non subito.

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WRC 2023: salva (per ora) la banda 600 MHz per il broadcasting tv. Ma non si deve abbassare la guardia

Fonte: www.newslinet.com/wrc-2023-salva-per-ora-la-banda-600-mhz-per-il-broadcasting-tv-ma-non-si-deve-abbassare-la-guardia
 

E’ terminata la WRC 2023 – World Radio Conference dell’ITU (WRC-23), tenutasi a Dubai.
Lato broadcasting il tema incadescente era la ventilata revisione dello sfruttamento delle frequenze 470-694 MHz, attualmente riservata alla radiodiffusione televisiva digitale, nella direzione delle telco.

In sostanza, il timore era che anche la banda 600 MHz potesse essere oggetto di refarming, come avvenuto qualche anno fa con quella dei 700 MHz.

 

Riserva esclusiva fino al 2031

Così, fortunatamente per i broadcaster, non è stato, considerato che l’impiego esclusivo per la radiodiffusione tv è stato confermato alla WRC 2023 fino al 2031 (qui per consultare gli atti finali).

 

Almeno per Italia e Spagna

Quantomeno per Italia e Spagna, nazioni dove l’impiego del DTT per il raggiungimento dell’utenza è (ancora) essenziale.

 

Questione di sensibilità DTT

E gli altri paesi?
“Il nuovo Radio Regolamento in esito alla WRC-23 prevede che solo i Paesi Arabi del Medio Oriente e l’Egitto potranno utilizzare, a partire dal 2025, la banda 614-694 MHz per i servizi IMT con attribuzione primaria, ma con limitazioni per proteggere i servizi broadcast esistenti e futuri dei Paesi confinanti”, chiarisce Confindustria Radio Tv in una nota.

 

Attribuzione secondaria

I Paesi Europei potranno usare la banda 470-694 MHz con una attribuzione secondaria, come richiesto dalla European Common Proposal della CEPT e dalla Decisione UE.

 

No change

Per Italia e Spagna la situazione è di cd. “no change” con broadcasting primario senza alcun riferimento ad altre attribuzioni.

 

Appuntamento alla WRC 2031

Alla WRC 2031 verrà rivalutata la situazione limitatamente alla banda 600 (614-694 MHz).

 

Ora subito T2/HEVC e 5G broadcast

Ovviamente ciò non significa un congelamento dello status quo: l’agenda prevede il passaggio rapido al DVB-T2/HEVC e l’introduzione del 5G broadcast.

 

La nuova battaglia

Un respiro di sollievo per i broadcaster. Ma breve.
Perché è già iniziata una nuova battaglia, ancora più importante di quella per la tutela della banda 600 MHz: l’affermazione della prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale.

 

Per non far la fine di Pirro

Perché si possono anche avere trasmettitori DTT in funzione nella banda 600 MHz, ma se l’accesso alla live tv ed i relativi programmi saranno emarginati sulle smart tv da produttori che privilegiano le soluzioni OTT (proprie o terze di player mondiali), quella del WRC 2023 sarà una vittoria di Pirro.

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